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DIE MOORSOLDATEN
(I soldati della palude)
(J. Esser - W. Langhoff - R. Goguel - Versione italiana di anonimo)
   
Canto del lager di Esterwegen, scritto nel 1933 da alcuni prigionieri (un sindacalista, un regista e un musicista, tutti comunisti) con lo scopo di ritmare la marcia dei prigionieri verso il lavoro nelle paludi di Börger ma anche come sfida alle SS , che dopo una prima violenta reazione, alla fine lo permisero. Può sorprendere il suo tono quasi trionfale, che costituiva una risposta alle vessazioni e la fiducia nella vittoria contro il nazismo. Diffuso all'estero, esso diventò infatti simbolo della resistenza al regime hitleriano. Anni dopo, a Ravensbruck ne venne fatta una versione italiana, cantata però clandestinamente.
   

Wohin hauch das Auge blichet
Moor und Heide nur ringsum
vogelsang uns nicht erquicket
eichen stehen kahl und kruum

Wir sind de Moorsoldaten
und ziehen mit dem spaten
ins Moor!

Hier in dieser oeden Heide
ist das lager aufgebaut
wo wir fern von jeder Freude
hinter Stacheldracht verstaut

Wir sind de Moorsoldaten
und ziehen mit dem spaten
ins Moor!

Morgen ziehen die Kolonnen
in das Moor zur Arbeit hin
Graben bei dem Brand der Sonne
doch zur Heimat steht der Sinn

Wir sind de Moorsoldaten
und ziehen mit dem spaten
ins Moor!

(Fin dove lo sguardo può giungere
non si vede che brughiera e palude
non un uccello canta qui attorno
soltanto qualche quercia povera e spoglia

Siamo i soldati della palude
marciamo con le vanghe
nel fango!

In questa brughiera deserta
sorge il lager abbandonato
dove noi lontani dalla libertà
siamo ammassati dietro ai reticolati

Siamo i soldati della palude
marciamo con le vanghe
nel fango!

La mattina andiamo in colonna
nella palude dove lavoriamo
Scaviamo nella calura del sole
e parlare di casa non ha senso

Siamo i soldati della palude
marciamo con le vanghe
nel fango!)

Fosco è il cielo sul lividore
di palude senza fin
tutto intorno è già morto o muore
per dar vita agli aguzzin

Sul suolo desolato
a ritmo disperato
zappiam!

una rete spinosa serra
il deserto in cui moriam
non un fiore su questa terra
non un trillo in cielo audiam

Sul suolo desolato
a ritmo disperato
zappiam!

Suon di passi di spari e schianti
sentinelle notte e dì
colpi grida lamenti pianti
e la forca a chi fuggì

Sul suolo desolato
a ritmo disperato
zappiam!