Davvero
notevole questo testo, in cui si descrivono in chiave scherzosa
e dissacrante le privazioni a cui erano sottoposti i combattenti.
E stato raccolto dal premio Nobel Dario Fo dalla viva voce di
un partigiano di Porto Val Travaglia (VA). L'informatore faceva
parte della banda del colonnello Carlo Croce operante nella zona
di Varese, che fu decimata durante la battaglia di San Marti-no
del 12/15 novembre 1943. E bene ricordare che per "crucchi"
si intendono i tedeschi, i "bricchi" sono le rocce,
infine il "vento di marenca" è il maestrale.
Se non ci ammazza i crucchi,
se non ci ammazza i bricchi, i bricchi ed i crepacci e il vento
di marenca.
Se non ci ammazza i crucchi,
se non ci ammazza i bricchi, quando saremo vecchi ne avrem da
raccontar, quando saremo vecchi ne avrem da raccontar.
La mia mamma mi diceva:
"Non andare sulle montagne, mangerai sol polenta e castagne,
ti verrà l'acidità,
mangerai sol polenta e castagne, ti verrà l'acidità".
La mia morosa mi diceva:
"Non andare con i ribelli;
non avrai più i miei lunghi capelli sul cuscino a riposar,
non avrai più i miei lunghi capelli sul cuscino a riposar".
Se non ci ammazza i crucchi, ecc.
Questa notte mi sono insognato che ero sceso giù in città,
c'era mia mamma vestita di rosso che ballava col mio papà,
c'era mia mamma vestita di rosso che ballava col mio papà.
C'era i tedeschi buttati in ginocchio che chiamavano
pietà,
C'era i tedeschi buttati in ginocchio che chiamavano pietà.
C'era i fascisti vestiti da prete che scappavan di qua e di là,
C'era i fascisti vestiti da prete che chiamavano pietà.
Se non ci ammazza i crucchi, ecc.
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