Le parole di questa canzone sono dovute al poeta friulano
Adelgiso Fior, men-tre Felice Cimatti e Luigi Vriz hanno composto
la musica. Essa ricorda la difesa del monte Grappa e del monte
Rossa da parte della divisione Osoppo-Friuli. A proposito di essa
così si è espresso Roberto Battaglia: "[In
questa canzone] c'è il tono dei grandi combattimenti campali
della Resistenza veneta, degli "urti frontali" presi
in pieno petto da una parte e dall'altra come nella prima guerra
mondiale: e l'ostinata resistenza e le quote della montagna che
si trasformano in "calvario e fortezza" quasi per un
ricorrente destino. E una delle canzoni più epiche di tutta
la guerra di liberazione ed è giusto che sia così:
perché tale per molti aspetti fu, come abbiamo visto, la
lotta di liberazione nel Veneto. Si pensa (né il confronto
sembra eccessivo) alle enunciazioni pacate d'una Chanson de Roland,
tanto vi è accettato virilmente, senza esitazioni, il combattimento;
e degna d'una grande epica è quell'annotazione: "I
osovans son sfinlz", che giunge improvvisa come uno schianto
nel fragore della battaglia".26
Il mortaio, il canon, la mitràe cence soste
'a crivèlin la monte. 'A vierz l'albe la dure batàe
che bruntule fin dopo il tramont.
Par sîs dîs il nemî 1'à tentàt
di distrugi la "Osof " e i siei fis, par sîs dîs.a
plotons 1'à butàt mercenaris di duc' i pals.
E 1"'Osof" contratache, no mole;
ur fàs camions di muars e ferîz...
Ma un brut vìnars sul gnot a sgragnole l'ultim plomp. I
osovans son sfinîz!
Mont di Rosse, calvari e fuartece... Tante fan, tante sium e tant
fret! L'è dicembar, si sta sot 'ne pece o sul glac' ma
par chel no si cét.
O sin fîs di un sanc fuart e famos; e tai
secui sin stàz simpri i prins a difendi la Patrie e la
Cros. Far i barbars dai nestris confins.
Far i barbars e cheàtris bastarz che pai crez nus cirivin
cui cians par brusànus o fànus a quarz sol parcè
che olìn jessi talians!
Cidinùz e discolz sot lis stelis,
ben armàz vègnin jù i batalions. Pàssin
crestis spizotis e sielis, Vaghe grande, roiùz e burons.
L'è il Signor che nus Jude e nus ame, e nus guide sigars
a bon puart. Une v6s armoniose nus clame: jè l'Italie che
dame dal Fuartt27
Dai "Osof " che la pas a è vizzine,
forsi forsi ance ai prins di chest an! Sin guidàz da justizie
divine, sin judàz del gran popul furlan!
(I1 mortaio, il cannone, la mitraglia / senza tregua trivellano
il monte. / Apre l'alba la dura battaglia. / Che brontola fin
dopo il tramonto. // Per sei giorni il nemico ha tentato / di
distruggere l'"Osoppo" e i suoi figli, / per sei giorni
ha buttato a plotoni / mercenari di tutti i paesi. / / E l'"Osoppo"
contrattacca, non molla; / riempie camion di morti e feriti...
/ Ma un brutto venerdì sull'annottare spara / l'ultimo
piombo. Gli osovani sono sfiniti! // Monte Rossa, calvario e fortezza...
/ Tanta fame, tanto sonno e tanto freddo! / E dicembre, si sta
sotto un abete / o sul ghiaccio, ma per questo non si cede. /
/ Siamo figli di un sangue forte e famoso; / e così sicuri
siamo stati sempre i primi / a difendere la Patria e la Croce.
/ Fuori i barbari dai nostri confini. / / Fuori i barbari e gli
altri bastardi / che per le creste ci cercano coi cani / per bruciarci
e squartarci / solo perché diciamo di essere italiani.
/ / Poco vestiti e scalzi sotto le stelle, / bene armati vengono
giù i battaglioni. / Passano creste, montagne e balze /
fiumi in piena, torrenti e burroni. / / E il Signore che ci aiuta
e ci ama, / e ci guida sicuri a buon porto. / E una voce armoniosa
ci chiama: / è l'Italia che chiama dal Forte! // Forza
"Osoppo" che la pace è vicina, / forse, forse
anche ai primi di quest'anno! / Siam guidati da giustizia divina,
/ siamo aiutati dal gran popolo friulano!)
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