Dagli Appennini alle bande

Lui cercava per íl mondo la famiglia

e di notte lavorava alla candela

difendeva sempre íl nóme dell'Italia

e la nonna dai briganti proteggeva

e saliva sopra gli alberi più alti

per pigliare al volo i colpi dei nemici

ragazzini come lui ce n'eran molti

scalzi e laceri eppur eran felici

 

E parlavano di lui, scrivevano di lui ,

lo facevano più bamba e che bambino

e parlavano di lui, scrivevano di lui

sì, ma lui rimane sempre clandestino

 

Ora pare che il suo nome sia teppista

fricchettone criminal-provocatore

pare che ami travestirsi da sinistra

ma sía un docile strumento del terrore

e lo beccano ogni tanto che si buca

o maneggia un po' nervoso una pistola

o che lancia da una moto sempre in fuga

una molotov sull'uscio della scuola

 

Ora parlano di lui e scrivono dí lui

lo psicologo il  sociologo il cretino

e parlano di lui e scrivono dí lui

ma lui rimane sempre clandestino

 

E si dice: se ci fosse più lavoro

se il quartiere somigliasse meno a un lager

non farebbe certo il cercatore d'oro

assalendo il fattorino delle paghe

ma è la merce che c'è entrata nei polmoni

e ci dà il suo ritmo dí respirazione

il lavoro non ci rende mica buoni

ci fa cose che poi chiamano “persone”

 

E se parlano di luí, se scrivono di lui

è che il nostro sogno e’ ancora piccolino

E parlano di luí e scrivono di lui

e che e’ nostro e lui ci resta clandestino…

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