Autore:
G. Marini
Anno: 1969
Evviva
Voltaire e Montesquieu, potenti per molta ragione! hanno minato un
regime mangiandone ogni briciola buona.
Perché
e in nome di che non dovremmo divorare ciò che nutre, anche in una
istituzione che prepariamo alla distruzione?
Ha
hestemmiato!
Questo
grido l’aspettavo: è un puro che ha parlato. Lo conosco — il puro
— mi è entrato dentro da anni, mi ha violentato, si è confuso con me
a un punto tale che non so se non son io che ho gridato.
Riveste
ogni mia intenzione di polvere sottile ed antica, cosi che tutto ciò
che al di fuori di me di purezza e di virtù è ammantan richiama dal
mio interiore la polvere sottile, la scuote e malgrado me scruto
attentamente e sto a sentire.
E
sempre nascosto nella folla in ogni angolo oscuro; guardatevi dal buio,
dal gruppo chiuso e austero, guardatevi — che non nasconda il puro.
Annidato
come pipistrello nero, ascolta con le orecchie e senza cuore, privo di
cervello e di piacere, ma ha le regole imparate dal manuale.
Ha
bestemmiato.
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odio la purezza.
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Ha
tradito e s’è sporcato.
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odio l’onestà.
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È
un profanatore.
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odio il rigore,
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Allontanatelo.
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troppo facile!
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E
il pungolo della morte.
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mascherati di virtù,
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È
un’ammonizione per i nostri ottimisti.
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a giustificazione
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È
uno scandalo infamante.
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che mancate di invenzione!
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Lo
coviamo ingenuamente.
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vi aggrappate
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ha
bestemmiato,
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a verità prefabbricate,
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ha
tradito e s’è sporcato,
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pur sapendo
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è
un profanatore,.
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che ora tutto è cambiato
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allontanatelo,
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è
il pungolo della morte,
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è
un’ammonizione
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per
i nostri ottimisti,
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è
uno scandalo
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infamante
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e
lo coviamo
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ingenuamente!
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Gridano
i puri, tirano fuori dei valori sacri, intoccabili a priori e non
importa se siamo molto ignari del significato di questi tesori.
Servono
solo a linciare il profanatore, sorreggono il potere e sono utili per
chi non ha il coraggio di scegliere e vivrebbe nel terrore.
Il
puro per difetto: ecco il primo assassino.
Ha
sempre il sospetto che chi gli sta vicino nasconda un valore che lui non
ha, perché è puro per difetto di passione — o meglio affetto da una
passione difettosa.
È’
l’amante della regola: eccola lì, grassa, prosperosa, portata a
spalla dai morti che si mescolano ai vivi, loro bianchi e consunti, lei
ridente e volitiva li schiaccia col suo peso in uno stato continuo di
morte protettiva.
Trema
il puro per difetto che venga a mancare chi la regola la sa inventare:
lo protegge, lo difende, se lo ingrazia nel terrore se c’è chi osa
sregolare.
Ascoltatela
la sua fine tragica: trascinato dal profanatore, che è la sua sorgente
di vita e il suo tormento — lui lo sa e lo insegue non lo lascia un
momento —si ritrova all’aperto in uno spazio sconfinato, si perde si
sente morire,
Per
salvarsi cerca, rabbioso, l’errore. A volte succede che muore da eroe,
aggrappato alla sua regola stretto stretto, che non vuole mollare.
Ma
evviva Voltaire e Montesquieu, potenti per molta ragione! hanno minato
un regime mangiandone ogni briciola buona.
Perché
e in nome di che non dovremmo divorare ciò che nutre, anche in una
istituzione che prepariamo alla distruzione?
Ha
bestemmiato grida il puro immacolato, quello per eccesso.
Con
questo è impossibile parlare
Chi
sei? dimmi il tuo nome quello in cui credi; e sei anche tu alla ricerca
dell’errore? Quale?
«
Intellettuale io non sono, non ho professione, né nome, né posto,
fuori dall’istituzione per evitare la contaminazione.
Certo
mi vuoi limitare, con quelle tue definizioni, vuoi ridurmi a uno sporco
mercante di idee comuni; e tu così mi combatti, lo so, ma io ti sfuggo,
non ho identità, non ho volto, non ho sostanza: sono la verità.
Una
sola idea ho e non importa se non ha niente a che vedere col mondo,
certo un giorno l’avrà.
Nascosto
fra voi con la mia idea, aspetto e non mi sporco: basta che vostra mai
non sia, che non arrivi in porto ».
Così
parla il puro per eccesso, lontano da ogni compromesso ma accade a
volte, per una svista, che non è
altro che un puro teppista.
Sa
tutto senza dubbio né timore, sfruttando gli altri in nome del rigore e
forse — ma tardi — anche lui saprà che è cullato proprio dalla
socieu. Si crede per nascita Un eletto. infatti è come un figlio di papà,
non gli serve imparare e capire e non sa
che è assai lontano dalla libertà
Rimani
nel tuo limbo vuoto dì paragoni, che nessuno ti avvicini beato ed
immacolato estraniato e fallito per non essere consumato estraniato e
fallito per non essere consumato.
L’idea
è nobile e pura e noi poveri
sporchi lottiamo spalla a spalla col corrotto ed il compromesso,
lntralciati dal puro per difetto e linciati dal puro per eccesso: e
restiamo offerti ed indifesi a una sola tua bella parola, stupenda per
armonia tra fervore e teoria, stupenda per armonia ua fervore e teoria.
Ma
evviva Voltaire e Montesquieu, potenti per molta ragione! hanno minato
un regime mangiandone ogni briciola buona. Perché e in nome di che non
dovremmo divorare ciò che nutre, anche in una istituzione che
prepariamo alla distruzione?
Verrà
il giorno, se vogliamo, di tagliar la testa al sovrano e di mandare a
morte la corte; ci saremo assicurati lunghi anni di vita. giustamente
nutriti dalla morte.
Distruggiamo,
divoriamo Ogni corte ch’è sempre bieca e forte ed ogni mito che nasce
già esaurito; e lui dirà: « A me, che vi ho nutrito, vestito, creato?
», e noi: « Sì a te, nostro re »; e lui: Senza di me dove finirà la
nazione? ». « La tua testa è la soluzione, non preoccuparti più per
noi « Chi vi guiderà, chi vi sceglierà la sorte? ». « La strada è
nostra, l’entrata è la tua morte ». « Ingrati, ve ne pentiréte
presto, quando guerra e fame... ». « D’ora in poi scegliamo noi ».
E
così, mio grande sovrano, anche per te arrivò la fine, ma noti opporti
a ciò che accade per preparazione; basta adattarsi a essere strumenti
di un grande disegno di evoluzione fatto di vita, morte, pace e
distruzione.
Ma
evviva Voltaire e Montesquieu, potenti per molta ragione! hanno minato
un regime mangiandone ogni briciola buona. Perché e in nome di che non
dovremmo divorare ciò che nutre. anche in una istituzione che
prepariamo alla distruzione?
«
Liberaci dal male », gridiamo all’intellettuale: « tutti a
scandalizzarsi e nessuno a scandalizzare ».
Dove
vai, intellettuale? Eri nato per portare una sana rovina, e ti sei
ridotto a prefetto di disciplina; dove vai? dove vai? dove vai? Hai gli
occhi, ma li chiudi e ti lasci portare fuori dal mondo, e poi parli
senza far male a nessuno e il tuo dolore lo soffriamo noi.
I
puri ti han tagliato la testa, le mani, le gambe ed il potere. ma eri tu
che lo dovevi fare, intellettuale.
Ma
io ci penso e poi mi dico quale è quello che ci libera dal male.
Tutti
legati in un modo tale che non si potranno mai più liberare.
Per
primo c’è quello che ha fiutato nella vita di essere un fallito e,
ritirato tra i puri per difetto, non violenta più il suo intelletto.
E
quello puro per eccesso, che rifiuta ma divora lo stesso. perché non può
non divorare: ma farlo senza ammetterlo è tra tutti i sistemi di gran
lunga il peggiore. Succede che, invece di minare. finisce lui stesso ad
ingrassare il regime e adesso non è più solo puro per eccesso. ma è
anche puro fesso e irrimediabilmente integrato
C’è
poi quello che ha minato e divorato, ma poi il morto se lo è ritrovato
dentro, e lo vive dandogli il suo nome, e resuscitato nella sua persona.
I
puri t’han tagliato la testa, le mani, le gambe ed il potere, ma eri
tu che lo dovevi fare. intellettuale.
O
beati manichei
Per
la vostra purezza pagano gli altri. non pagate voi.
O
beati manichei
Ma
evviva, evviva il compromesso riconosciuto come tale, usato come arma
insidiosa, a un taglio solo ma mortale; e non quello che chiamate con i
vostri risonanti e stupendi sostantvi, solamente per salvare il rigore
di voialtri , sofferti e falsi puri
O
beati manichei!
Ma
evviva quello che ogni giorno sceglie e sa quel genere di guerra che gli
va e ha il coraggio di dichiararsi dentro la società, impegnato ogni
giorno a creare la preziosa ostilità!
O
beati manichei!
Ma
guardiamoci intorno e vediamo l’uomo puro, ma puro davvero. circondato
da un lato dai bianchi manichei onnipresenti e dall’altro, con mille
seduzioni. lusingato e soffocato dal potere; e tutti insieme gli
tagliano la resta, e mani, le gambe ed il volere.
O
beati manichei!
E
più noi ci tuffiamo nel fango, più la strada nascerà sotto di noi,
invece di andare sotto ai piedi di quegli altri del governo; e poi come
può un piatto di bilancia essere abbassato, se noi al solito, per paura
di un piatto non pulito. restiamo appesi in aria come spiriti?
O
beati manichei!
E
intanto trionfano i governi, i
re, i regimi ed il potere e a noi ci dà baldanza di sapere che
siamo sempre la minoranza.
Com’è
bello stare in pochi ma eletti, o che sollievo le mani pulite, le
manterremo fino alla morte; ma come ci servono le mani sporche!
La
mia lettera sta per finire, vi saluto con molto affetto; non ho deciso
di morire, ma una volta per tutte di troncare con la purezza, l’onestà
e il rigore e affrettarmi invece a pensare e parlare per tagliare la
testa, le mani e le gambe al potere; perché i fatti me li han fatti
venire in mente e da tempo ricordare, con la loro importante lezione,
Voltaire e Montesquieu. potenti per molta ragione
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