Autore:
Canzoniere del proletariato
Anno: 1971
A
Milano, a Milano; m’avevan detto: «
Va
a Milano, che lą
trovi da lavorą »,
ci
ho trovato ‘nu padrone che m’ammazza a faticą ed in cambio de lo
sudore fame e freddo mi tocca fą, ed in cambio de lo sudore fame e
freddo mi tocca fą.
Oh
Rosina, oh
Rosina, t’aveo
promesso
ch’entro l’anno a Milano t’avrei potrą; ho trovato ‘noi lavoro
ma la casa non ce sta e coi soldi della paga me la stanno a fabbricą.
Tanta
gente a Milano questa casa l’ha pagata ma ugualmente non ce l’ha, se
l’affitto č troppo caro non c’č i soldi per pagą; visto che
l’hanno pagata
se la vanno a piglią.
Siamo
andati, via Tibaldi, coi bambini, con le donne ed il pane pe magna, tutti
uniti coi compagni
che ci hanno aiutą; ci
siam presi questa casa che il Comune non ci dą.
Primo
giugno, occupazione: abbiam
fatto l’ambulatorio dove ognuno veniva curą, abbiam fatto la mensa
comune dove č gratis ‘o magną, ogni
sera l’assemblea dei capi famiglia tutti quanti decideva come la lotta
il giorno dopo portare avanti.
Alle
cinque di mattina
č
arrivata la polizia e ci ha
fatto sgomberą, sotto l’acqua che cadeva coi bambini appena nąti,
«
Mascalzoni,
delinquenti, assassini »
ci
han chiamą.
Assassini
sono loro che hanno ucciso Massimiliano
Massimiliano:
un compagno di sette mesi i padroni hanno ammazza
con
il sindaco Aniasi, polizia e sindacą; e
per te Massimiliano si continua a lottą.
Gli
studenti di architettura ci hanno dato la loro scuola per poterci
rifugia, anche lģ la polizia ci ha venuti a sgomberą, ma hanno preso
tante botte che le posson ricordą.
Trentamila,
a Milano, eravamo in trentamila tutti in piazza
a protestą, trentamila
proletari tutti insieme a gridą: «
Questč
case sono nostre, ce le siamo prese gią, noi
ce le siamo prese, come noi dovete fą ».
Le
riforme dei padroni non ci posson pił fregą perché
ormai l’abbiam capita: lotta dura bisogna fą.
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