Quella notte davanti alla Bussola

Autore: Canzoniere pisano             Anno: 1969 

Quella notte davanti alla Bussola, nel freddo di San Silvestro. quella notte di Capodanno non la scorderemo mal.

Arrivavano i signori, sulle macchine lucenti e guardavan con disprezzo gli operai e gli studenti. 

Le signore con l’abito lungo, con le spalle impellicciate, i potenti col fiocchino, con le facce inamidate. 

Eran gli stessi signori che ci sfruttano tutto l’anno, quelli che ci fan crepare nelle fabbriche qui attorno. Son venuti per brindare, dopo un anno di sfruttamento, a brindare per l’anno nuovo, che gli vada ancora meglio. Non resistono i compagni, che li han riconosciuti, ed arrivan pomodori ed arrivano gli sputi. 

Per difendere gli sfruttatori, una tromba ha squillato, mentre già i carabinieri hanno corso ed han picchiato; come son belli i carabinieri, mentre picchiano con le manette i compagni studenti medi dai quattordici ai diciassette! E non la smettono di picchiare finché Garoppo non alza il dito: sono l’immagine più fedele del nostro ordine costituito. 

Già vediamo i carabinieri che si stanno organizzando per iniziare la caccia all’uomo con pantere ed autoblindo. Non possiamo andare via, né lasciare i dispersi, siamo ormai tagliati fuori per raggiunger gli automezzi. Decidiamo di resistere e si fan le barricate: sono per meglio difenderci dalle successive ondate. 

Dalla prima barricata alla zona dei carabinieri sono circa quaranta metri tutti sgombri e tutti neri. Quando cominciano ad avanzare uno di loro spara in aria. i compagni tirano sassi per cercare di fermarli. Loro si fermano un momento e poi continuano ad avanzare; non è più uno soltanto, sono in molti ora a sparare.  

Dalla prima barricata si vedon bene ie pistole, dalla seconda tutti pensano che sian solo castagnole. Ci riuniamo tutti assieme alla seconda barricata, i   'carruba' tornano indietro, vista la brutta parata. Ancora un'ora di avanti e indietro, noi con i sassi loro sparando; tutti crediamo che sparino a salve, anche da dentro un'autoblindo. 

Ad un tratto vedo cadere un compagno alla mia destra il ginocchio con un buco ed il sangue sui calzoni.

Mi volto e grido: « Sparan davvero! » e corro indietro di  qualche passo: due compagni portano a spalle il ferito nella gamba. Correndo forte sulla strada, con alle spalle i carabinieri, vedo il Ceccanti, colpito a morte, trasportato sul marciapiedi.

Malgrado gli sforzi di aiutarlo, è difficile trovar soccorso mentre i gendarmi ti corron dietro e non ti danno un po’ di riposo.

 Trovata un’auto utilitaria e portato via il Ceccanti, più non ci resta altro da fare che scappare tutti quanti. Forse alla Bussola, per quella notte, i signori si sono offesi, lor che offendono e uccidono per tutti gli altri dodici mesi.

Sarebbe meglio offenderli spesso e non dare loro respiro tutte le volte che br signori capitan sotto il nostro tiro. A questo punto sembra opportuno fare qualche considerazione sulle diverse e brutte facce che ci mostra oggi il padrone: ha i soldi per comprarci, la miseria per sfruttare, i   suoi armati per ucciderci, la TV per imbrogliare. 

Non ci resta che ribellarci e non accettare il giuoco di questa loro libertà, che per noi vale ben poco.

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