O cara moglie

Autore: I. Della Mea                                       Anno  1968

O cara moglie, stasera ti prego,/ dì a mio figlio che vada a dormire,/ perché le cose che io ho da dire/ non sono cose che deve sentir.
Proprio stamane là sul lavoro, con il sorriso del caposezione,/ mi è arrivata la liquidazion,/ m'han licenziato senza pietà.
E la ragione è perché ho scioperato/ per la difesa dei nostri diritti,/ per la difesa del mio sindacato,/ del mio lavoro, della libertà.
Quando la lotta è di tutti per tutti/ il tuo padrone, vedrai, cederà;/ se invece vince è perché i crumiri/ gli dan la forza che lui non ha.
Questo si è visto davanti ai cancelli:/ noi si chiamava i compagni alla lotta,/ ecco: il padrone fa un cenno, una mossa,/ e un dopo l'altro cominciano a entrar.
O cara moglie, dovevi vederli/ venir avanti curvati e piegati;/ e noi gridare: crumiri, venduti!/ e loro dritti senza piegar.
Quei poveretti facevano pena/ ma dietro loro, la sul portone,/ rideva allegro il porco padrone:/ l'ho maledetto senza pietà.
O cara moglie, prima ho sbagliato,/ dì a mio figlio che venga a sentire,/ ché ha da capire che cosa vuol dire/ lottare per la libertà   
ché ha da capire che cosa vuol dire/ lottare per la libertà

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