Autore:
F. De André
Anno 1963
Dormi
sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano che ti
fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi.
"
Lungo le sponde del mio torrente voglio che scendano i lucci argentati.
Non più i cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente ".
Così
dicevi, ed era d’inverno, e come gli altri verso l’inferno te ne
vai, triste come chi deve; il vento ti sputa in faccia la neve.
Fermati,
Piero, fermati adesso, lascia che il vento ti passi un po’ addosso.
dei morti in battaglia ti porti la voce:
Chi
diede la s’ira ebbe in cambio una Croce
Ma
tu non lo udisti, e il tempo passava con le stagioni a passo di giava,
ed arrivasti a passar la frontiera in un bel giorno di primavera.
E
mentre marciavi con l’anima in spalle vedesti un uomo, in fondo alla
valle, che aveva il tuo stesso identico umore ma la divisa di un altro
colore.
Sparagli,
Piero, sparagli ora e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non
lo vedrai esangue cadere a terra, coprire il suo sangue.
"
E se gli sparo in fronte o nel cuore soltanto il tempo avrà per morire,
ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi di un uomo che
muore ".
E
mentre gli usi questa premura quello si volta, ti vede, ha paura ed
imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia.
Cadesti
a terra senza un lamento e ti accorgesti in un solo momento che il tempo
non ti sarebbe bastato a chieder perdono per ogni peccato;
cadesti
a terra senza un lamento
e ti accorgesti in un solo momento che la tua vita finiva quel giorno e
non ci sarebbe stato ritorno.
“
Ninetta mia, crepare di maggio ci vuole tanto, troppo coraggio, Ninetta
bella, dritto all’inferno avrei preferito andarci d’inverno ”.
E
mentre il grano ti stava a sentire dentro le mani stringevi il fucile,
dentro la bocca stringevi parole troppo gelate per sciogliersi al sole.
Dormi
sepolto in un campo di grano, non è la rosa, non è il tulipano che ti
fan veglia dall’ombra dei fossi ma sono mille papaveri rossi.
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