Autore:
F. Amodei
Anno 1962
In
una vecchia casa piena di cianfrusaglie, di storici cimeli, pezzi
autentici ed anticaglie.
c’era
una volta un tarlo di discendenza nobile che cominciò a mangiare un
vecchio mobile.
Avanzare
con i denti per avere da mangiare e mangiare a due palmenti per
avanzare; il proverbio che il lavoro ti nobilita nel farlo non riguarda
solo l’uomo, ma pure il tarlo.
Il
tarlo in breve tempo, grazie alla sua ambizione riuscì ad accelerare il
proprio ritmo di produzione; andando sempre avanti senza voltarsi
indietro riuscì così a avanzar di qualche metro.
Farsi
strada con i denti per mangiare, mal che vada, e mangiare a due palmenti
per farsi strada. Quel che resta dietro a noi non importa che si perda
ci si accorge, prima o poi, che è solo merda.
Per
legge di mercato assunse poi per via un certo personale con contratto di
mezzadria; di quel ch’era scavato grazie al lavoro altrui una metà se
la mangiava lui.
Lavorare
per mangiare qualche piccolo boccone che dia forza di scavare per il
padrone; l’altra parte del raccolto, ch’è mangiata dal signore,
prende il nome di maltolto o plusvalore.
Poi,
col passar degli anni, venne la concorrenza da parte d’altri tarli con
la stessa intraprendenza; il tana proprietario ristrutturò i salari e
organizzò dei turni straordinari.
Lavorare
a perdifiato, accorciare ancora i tempi perché aumenti il fatturato c i
dividendi. Ci si accorse poi ch’è bene, anziché restare soli, far
d’accordo tutti insieme dei monopoli.
Si
sa com’è la vita: ormai giunto al traguardo, per i trascorsi affanni
il nostro tarlo crepò d’infarto.
Sulla
sua tomba è scritto: PER L’IDEALE NOBILE DI DIVORARSI TUTTO QUANTO UN
MOBILE, CHIARO MONITO PER I POSTERI, QUESTO TARLO VISSE E. .MORI’.
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