Autore: D.
Moscati
Anno: 1970
Quando,
nel cercare di farsi capire, vide
la gente voltarsi come se non dovesse capirlo più; quando lo
legarono alla barella, ch’era caduto in catena gridando: «
Basta,
basta, per carità! »;
lui
s’accorse, tutta un tratto, d’esser diventato matto, che
una porta gli si apriva e la mente gli fuggiva.
Quando
vide le facce dei dottori chinate a fargli domande ch’eran parole
vuote d’un’altra realtà; quando lo calmarono con le scosse perché
gridava e piangeva: «
Rivoglio
i miei vestiti, la libertà »;
lui
s’accorse tutt’a un tratto che significa esser matto: sentì
chiudere un cancello ed
insieme il suo cervello.
Quando
cominciaron le prime botte perché
provava a scappare, per
la
paura e il dolore
non provò più: quando
sistemarono il suo cervello come una vecchia rotella buona per obbedire
e dire sì; lui
sentì che la sua rabbia
s’annegava
nella sabbia, perché al posto del cervello c’era
un numero d’appello.
Oggi
oramai non piange, né sorride, né
pensa, né
può pensare, è
ormai un bravo internato sterilizzato e
s'accorge solamente d’esser privo della mente perché al posto del cervello
ci sta un numero d’appello.
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