Autore: G. Bertelli
Anno: 1968
Compagni,
operai, state a sentire: giovedì tre aprile è morto un operaio ai
Cantieri Navali della Giudecca, un altro alla S.A.V.A, pochi giorni fa.
Il
padrone e il «
Gazzettino
»
li
chiamano incidenti, incidenti sul lavoro: è per fatalità! -
ma
bisogna aprire gli occhi tutti quanti per dire insieme la verità.
Si
muore soltanto per lo sfruttamento
che diventa ogni giorno sempre più pesante: se con impianti vecchi hai
ritmi più duri non sono incidenti, sono delitti.
Se
per vivere bisogna lavorare più in fretta e correre ogni giorno
rischi più gravi, se
il cottimo è la loro macchina maledetta, non sono incidenti, sono
delitti!
Perché
cottimo vuoi dire auto-sfruttamento, cottimo vuoi dire servire il
padrone; senza fermarti per dieci ore ti
vuoi
vedere, per essere contento.
Cottimo
vuoi dire che in ogni momento sei disposto a rischiare persino la pelle,
perché per vivere bisogna produrre: tu
non gli importi, è
il lavoro che serve.
Cottimo
vuoi dire fare sempre più
in fretta:
tre pezzi in più, sono venti lire; a
fine mese
ci paghi una rata oppure
compri il televisore.
Compagni,
operai,
state a sentire: il prossimo
autunno è tempo di lotta; da
troppo si
aspetta questo momento, non possiamo davvero lasciarlo passare.
Non
vogliamo aumentare la produzione, il lavoro è per vivere e non per
morire, non vogliamo lasciarci sfruttare più a lungo, il padrone l’ha
fatto per troppo tempo.
Più
soldi per vivere e meno lavoro è
quanto vogliamo ottenere domani. ma la lotta va avanti finché il potere
sarà del tutto nelle nostre mani.
Da
quest’autunno, giorno per giorno, ora per ora, contro il padrone, vogliamo
tutto, non un po’ meglio,
non
gli faremo una concessione!
Compagni,
operai, state a sentire: giovedì tre aprile è morto un operaio ai
Cantieri Navali della Giudecca, un altro alla S.A.V.A. pochi giorni fa.
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